Formazione online. Com’è cambiata la percezione degli utenti nell’utilizzo della videoconferenza
Pubblicato da Teleskill Italia | 27/Mag/2020
Le esigenze legate agli ultimi mesi hanno reso popolarissime le app di videoconferenza. In questo articolo scopriamo cosa è cambiato nella percezione degli utenti quando utilizzano queste app, ormai familiari, per la didattica a distanza e la formazione online.
Nei mesi di marzo e aprile 2020 si è registrato un vero e proprio boom di download per le app di videochat. A causa del Coronavirus che ha cambiato radicalmente il modo di lavorare, e di relazionarsi agli altri più in generale, è stato inevitabile ricorrere alla tecnologia. Le app di videoconferenze si sono rivelate ben presto la soluzione più semplice, sia per i lavoratori costretti dal virus a lavorare in modalità smart working, sia per un uso privato che ha coinvolto proprio tutti.
Persone di ogni genere e fascia d’età hanno potuto sfruttare la tecnologia per vedere parenti e amici lontani o per organizzare un aperitivo “a distanza”. Con una connessione internet e uno smartphone, il gioco è stato presto fatto.
In realtà le videoconferenze nel mondo del business erano già largamente utilizzate in quei settori particolarmente attenti al digitale, ma a causa del lockdown e complice lo smartphone di cui ormai pare non poter fare a meno proprio nessuno, le app di videoconferenza hanno registrato un vero e proprio boom.
L’idea di non vedere i propri affetti per via del lockdown in un primo momento ha destabilizzato tutti creando non poca ansia e paura ed è in questo clima che le videochat hanno acquisito un valore importante. Quello che prima della reclusione forzata era un appuntamento fisso al bar per l’aperitivo è diventato durante il lockdown un appuntamento fisso davanti allo schermo, del pc o del tablet, poco importa, con una connessione stabile o scarsa non faceva molta differenza, l’importante era continuare a tenere vivo quel filo rosso che ci univa anche a distanza per non sentirci soli, per passare qualche ora in compagnia e per avere comunque un confronto con qualcuno circa la situazione in cui ci si trovava (e in parte ci si trova tutt’ora seppure con modalità di gestione leggermente diverse). Inoltre, dopo una prima fase di spaesamento totale, anche la didattica a distanza si è imposta come parte della routine per bambini e ragazzi costretti a restare a casa. Allo stesso modo si sono organizzate le palestre con corsi in diretta in videoconferenza per far rimanere in forma chi aveva iniziato un programma di fitness ad esempio o per chi voleva ritrovare il proprio equilibrio psicofisico con la pratica dello yoga. Qualcuno ci ha preso gusto e complice il tempo a disposizione ha iniziato qualche nuova attività ludica o creativa rigorosamente a distanza, ma grazie alle videoconferenze era come essere in presenza con il proprio insegnante.
In tutto questo fermento digitale molti si sono chiesti se la rete internet potesse reggere un così alto afflusso di utenti collegati tutti nello stesso momento da ogni parte del mondo in ogni momento della giornata e non. A volte la connessione era scarsa e le facce degli amici o dei colleghi in videoconferenza diventavano un accumulo di pixel, oppure addirittura si bloccavano nel bel mezzo di un discorso, ma anche questo era abbastanza inevitabile in alcuni casi.
La grande corsa alle app di videoconferenza.
Per fornire un’idea più chiara circa la mole di download di app rimandiamo ai dati pubblicati da App Annie, società di analisi di dati web e mobile secondo i quali nella settimana dal 15 al 21 marzo 2020, che combacia all’incirca con l’inizio del lockdown, in Italia si sono registrati 62 milioni di download di app di videoconferenza, circa il 45% in più rispetto alla settimana precedente.
Tra le app più scaricate per videoconferenze e webinar: Zoom, Google Meet e Teams di Microsoft. Zoom in Italia ha fatto registrare un tasso di download 55 volte più alto rispetto alla media degli ultimi tre mesi, in UK 20 volte più alto, in Francia 22 e in Germania 17. Google Meet, complice anche il fatto di essere uno degli strumenti di Google Classroom utilizzato dalle scuole italiane di ogni grado, è stata scaricata 140 volte in più in Italia, a seguire 34 volte in Spagna, 30 negli Stati Uniti e 24 in UK. Infine Microsoft Teams in Italia è stata scaricata 30 volte in più, la metà in Francia e Spagna. In ultima analisi anche Houseparty, app di videoconferenze molto scaricata tra i giovani appartenenti alla generazione Z perché si tratta di un’app che permette incontri di gruppo e fa sì che si possa partecipare contemporaneamente anche a più incontri. Insomma, qualcosa di simile a quello che potrebbe avvenire il sabato sera incontrando più amici nella stessa piazza.
Certo ognuno ha scelto la propria app preferita durante questo periodo. Dopo qualche utilizzo, in base a quelle che erano le esigenze ognuno ha potuto optare per l’app più consona vista l’ampia offerta che il web offre. Non a caso tutti gli utenti di Facebook avrebbero potuto accontentarsi di organizzare videoconferenze con amici e parenti sul social più famoso del mondo, ma evidentemente questo strumento non era congeniale proprio a tutti visto che si è optato anche per altro. Stesso discorso vale per la videochiamata su Whatsapp. Nonostante l’enorme diffusione di questa app non tutti gli utenti l’hanno preferita per organizzare meetings online proprio perché ogni app ha i suoi pro e contro e può avere dei limiti per cui ognuno sceglie l’app giusta al momento giusto in base alle proprie esigenze e a quelle degli utenti che deve incontrare in videochat.
Diventando amici di questi software è venuto anche naturale giudicarli. A qualcuno piace un’app, a qualcuno, no, qualcuno non è riuscito a condividere lo schermo, qualcun altro ha subito intromissioni indesiderate nell’evento… insomma non si è trattato sempre è solo di vantaggi, a volte i giudizi sono stati terribilmente negativi e hanno rischiato di influire negativamente sui comparti più delicati: la formazione aziendale e quella scolastica e universitaria.
L’importanza di software specifici per la didattica a distanza.
La sfera del lavoro e quella della didattica sono forse i due ambiti che maggiormente spingono le persone a spostarsi fisicamente perché esistono dei luoghi reali adibiti a queste attività: le aziende, le scuole, le università. In questo periodo però lo smart working e la formazione hanno permesso a tali sfere fondamentali della vita di non fermarsi.
Forse hanno subìto dei rallentamenti e hanno imposto dei cambi di routine, ma grazie alla tecnologia non ci siamo bloccati del tutto. Ora che abbiamo capito che una formazione a distanza è possibile ed è già realtà è opportuno prendere in considerazione le alternative che dei software specifici possono offrirci per gestire al meglio il lavoro.
Qui non si tratta di scegliere a base a gruppi di amici o di familiari che consigliano o utilizzano un software o un altro ancora.
Nel caso della formazione è, infatti, è davvero imprescindibile che le funzionalità del software permettano di replicare in modo fedele, e anche meglio, quanto avverrebbe in una classe dal vivo. È necessario quindi che il software preveda funzionalità specifiche per la formazione che consentano di replicare telematicamente gli elementi di una lezione in aula, ovvero che permettano di:
- riconoscere con certezza l’identità del discente
- tracciare ogni genere di informazione, compreso il tempo netto di partecipazione, ovvero non da quando un utente si connette, ma da quando il docente avvia la lezione: nel caso di Teleskill Live Classe Virtuale ciò è possibile grazie al pulsante “inizia lezione”, che permette, come detto sopra, di tracciare la presenza netta al webinar, senza calcolare i tempi di attesa per l’inizio della lezione riportandoli, in seguito, nella piattaforma e-learning
- somministrare questionari multipli in diretta con accesso immediato ai risultati per un commento live da parte del docente
- essere integrato a una piattaforma e-learning in modo che i dati di risposta ai questionari si vadano a integrare nel percorso formativo insieme a quelli dei Learning object asincroni
- registrare la diretta, scegliendo il formato e cancellando quelle parti che non sono utili a una visione on-demand (chat/lista partecipanti/lista dei file/ etc.)
- personalizzare il layout a seconda dei momenti della lezione live (presentazione, interazione, test, etc.)
- condividere e visualizzare ogni genere di documento formativo
- consentire sempre una comunicazione diretta col docente tramite la funzione alzata di mano e permettere all’utente di mostrare “sono d’accordo” / “non sono d’accordo” che simula il sì con la testa che un docente osserva durante la sua lezione residenziale.
Con Teleskill Live Classe Virtuale e la piattaforma e-learning progettata da Teleskill, tutte queste funzioni, e altre ancora già utilizzate in molti atenei italiani, permettono non solo lo svolgimento della lezione (o di centinaia di lezioni contemporanee), ma anche lo svolgimento di altre attività essenziali per l’istituto: ricevimento con i professori, esami online e tanto altro ancora.
Il cambio di paradigma della didattica.
Naturalmente in una situazione come quella imposta dal lockdown non si può affidare solo a un software, seppur di successo, l’efficacia del progetto formativo.
Bisogna tenere in considerazione che in uno scenario del genere cambia sostanzialmente il paradigma della didattica. Cambiano nello specifico i tempi. È risaputo che rimanere troppe ore incollati davanti a uno schermo non è un’abitudine sana, non a caso anche chi è costretto a lavorare mediante un pc per otto ore al giorno e a volte anche di più ha imparato nel tempo a ritagliarsi degli spazi di tempo per garantire a se stesso delle pause utili soprattutto per la vista e per la schiena.
Sia studenti che professori si ritrovano davanti a un monitor per il tempo delle lezioni ma anche per gran parte del resto della giornata per altri scopi ludici o informativi che siano (per guardare un film, una serie tv, per leggere libri in formato digitale o articoli di giornale, per guardare la tv ecc).
Gli schermi in questo modo diventano qualcosa con cui ci si interfaccia di continuo quando si passa tanto tempo in casa.
L’OMS, infatti, ha indicato il tempo massimo di fruizione degli schermi:
i bambini al di sotto dei 5 anni non devono superare i 60 minuti al giorno esposti a uno schermo; per la fascia 8-11 anni si può aumentare il tempo di due ore.
Questi esempi servono solo a evidenziare che se si sceglie, o si è costretti a scegliere, progetti di formazione online il piano didattico deve tenere conto dello strumento e conformarsi ai tempi e ai vantaggi del digitale.
La durate e la permanenza davanti a uno schermo, però, non è l’unico fattore rilevante. Occorre lavorare su più istanze:
- Durata
- Interazione
- Modalità
- Coinvolgimento
- Sintesi
- Multimedialità,
- Comunicazione diretta
- Apprendimento collaborativo
Per assolvere a tutte queste tematiche, occorre ripeterlo, è necessario rimodulare il piano didattico, favorendo concetti già noti, ma ancora poco utilizzati come l’apprendimento tra pari, la classe capovolta, il social learning, il microlearning, la gamification. E di conseguenza utilizzare applicazioni specifiche come Teleskill Classe Virtuale, progettate a monte per la didattica che possano soddisfare tutte le nuove tematiche e mettere davvero al centro il discente del progetto formativo.
Proprio per aiutare aziende e Enti di formazione in questo passaggio epocale una unit di Teleskill, Teleskill Training Angel, offre consulenza sull’intero progetto di formazione aiutando il cliente con suggerimenti utili a massimizzare l’efficacia della formazione, favorendo i discenti, ponendoli al centro del progetto, dimenticando schemi obsoleti o comunque attuabili solo in un mondo pre-Covid19.
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